Il nostro progetto di musicoterapia in campo oncologico…come, dove, perché!
Dott. Giampiero Carollo
Gli interventi terapeutici delle cure palliative ed assistenziali sono relativi al controllo del dolore e degli altri sintomi, ed in generale, dei problemi psicologici e sociali. L’obiettivo principale della Musicoterapia come cura palliativa è il raggiungimento della migliore qualità di vita possibile per i malati e le loro famiglie.
Il lavoro è stato svolto attraverso due modalità. La prima è legata agli ascolti musicali, la seconda è legata all’improvvisazione musicale attraverso l’utilizzo di alcuni strumenti dello strumentario Orff. In tutte le stanze in cui è stata realizzata la musicoterapia si è tentato di promuovere il benessere dell’individuo.
È sempre stata realizzata un’anamnesi sonoro-musicale, soprattutto per decidere i criteri con i quali scegliere i brani.
È fondamentale precisare che a volte il successo delle sedute non deve essere misurato dal fatto che il paziente vuole o non vuole ripetere l’esperienza. I motivi per i quali potrebbe non volerla rivivere, infatti, possono essere di svariato tipo (malessere fisico rispetto ai giorni precedenti, umore che si abbassa in maniera molto rapida per ciò che si sta vivendo). Va invece misurato sulla base di cosa esprime durante l’incontro, di ciò che oggettivamente vive. E questo si può comprendere sia dal linguaggio non verbale manifestato, sia da cosa racconta nel post seduta.
Per quanto riguarda la modalità legata alla proposta di ascolti si è passati dalla musica popolare, alla musica classica; dalla musica leggera al genere Rock, Pop, Jazz etc…la musica, sulla base dei gusti, poteva quindi essere qualunque.
Per quanto riguarda invece la seconda modalità, quella legata all’improvvisazione (non sempre si è potuta fare), si può affermare che è sempre stata realizzata con strumenti percussivi. Considerando che un’ulteriore importante finalità dell’improvvisazione musicale è quella di realizzare dei movimenti all’interno di un contesto in cui si sta tutto il giorno quasi completamente immobili, questa proposta è stata a volte recepita con molto interesse. Ci si esprime in questi termini in quanto non è semplice convincere una persona che sta vivendo una così delicata fase della propria vita a suonare degli strumenti musicali.
Nei momenti in cui si riesce a far partire l’esperienza si può finire addirittura in un ambito ludico, dove la persona “dimentica” determinati dolori e vive una fase di quasi divertimento. Le emozioni che si tenta di far vivere attraverso l’intervento musicoterapeutico sono svariate, tutte legate a qualcosa che può permettere di spostare l’attenzione da pensieri dolorosi e dal dolore fisico. Come testimoniato dai pazienti stessi si è riusciti, nella quasi totalità degli interventi, a raggiungere almeno in parte questi obiettivi.
Meritano un particolare approfondimento tre casi, in cui il lavoro si è mostrato particolarmente interessante.
Nel caso di Eugenio è stato attuato un trattamento del tutto sperimentale. Incapace di muoversi e di parlare, aveva la possibilità di cambiare le espressioni facciali, di muovere la bocca, di muovere le pupille. I familiari, che erano costantemente presenti, hanno fornito importanti informazioni sull’identità sonoro-musicale del paziente. Considerando la grande varietà della musica che Eugenio ascoltava è stata fatta una proposta molto eterogenea. Sono stati ascoltati autori come Morricone, Piovani; Einaudi, Pachelbel, Chopin, Strauss; Pink Floyd, Guns N’ Roses; De Andrè, Jovanotti, etc… Il paziente ascoltava un po’ di tutto, e la scelta dei brani è stata fatta sulla base di quale tipo di ricordi poteva suscitare l’ascolto. Durante alcuni brani, infatti, Eugenio ha pianto, mostrando che probabilmente poteva ancora in parte interagire col mondo esterno.
Roger era un paziente africano che fin da subito ha mostrato interesse verso questo tipo di trattamento. Sono stati proposti degli ascolti di musiche del suo paese d’origine, da lui stesso scelte, legate anche all’ambito house-tribal. È stato utilizzato soprattutto lo strumentario. In particolare sono state fatte delle improvvisazioni con le percussioni. È raro che dopo un trattamento il paziente dica che la seduta non è stata di suo gradimento, nonostante può davvero averla vissuta negativamente. Roger ha sempre detto timidamente che è andata bene, e probabilmente lo diceva in maniera sincera. Si fa quest’affermazione in quanto è stata osservata la notevole partecipazione con la quale affrontava l’improvvisazione.
Antonio è stato il paziente che ha vissuto con maggiore intensità l’esperienza. Cantore in un coro parrocchiale, ha mostrato subito interesse nei confronti della musica sacra. Sono stati vissuti momenti sicuramente molto intimi, in cui con una completa partecipazione intonava le varie canzoni. Un momento particolarmente interessante si è verificato sulle note di “Fratello Sole, Sorella Luna”, dove il paziente ha cantato in posizione di preghiera. Un momento commovente per tutti i presenti (assistente sociale, musicoterapeuta, familiari).
NOTA: I nomi presente nel documento sono fantasia.